Educare è, oggi, un atto rivoluzionario

Il 24 Gennaio 2024 si celebra la Giornata Mondiale dell’Educazione. Quest’anno il tema scelto dall’UNESCO è “L’apprendimento per una pace duratura”, per sottolineare l’importanza del ruolo che educazione e docenti hanno nel contrastare l’incitamento all’odio e – allo stesso tempo – per ricordare come siano fondamentali per il raggiungimento di una pace globale sostenibile.

Gli ultimi due anni hanno visto l’emergere di tensioni e conflitti non solo fra popoli, ma anche all’interno della nostra società: quando si parla di violenza e conflitti, non bisogna solo osservare i grandi avvenimenti che inondano le notizie di ogni giorno, ma anche il rapporto quotidiano fra le persone, le modalità di comunicazione, il modo di interagire. Quando si parla di educazione alla pace, si intendono anche atti concreti che portano ad una cultura di pace, che possano fare vivere nel quotidiano azioni che si riflettono in un orizzonte più grande.

All’interno del pensiero di Dolci, educazione e pace vanno di pari passo: di più, l’educazione risulta un processo fondamentale per realizzare un cambiamento delle relazioni fra le persone – non più basate sulla violenza e indirizzate alla soppressione e subordinazione dell’altro, ma reciprocamente interconnesse e radicate sulla nonviolenza. Per educare alla pace “occorre strutturare un diverso modo di agire, inventare un nuovo modo di esistere, reimparando a unire mezzi e fini”[1]. Occorre anche un diverso modo di comunicare, di interagire con l’altro, di intendere le relazioni fra tutti i membri della comunità. Danilo stesso scriveva: ”La pace che amiamo e dobbiamo realizzare […] è […]capacità di rinnovarsi, costruire, lottare e vincere in modo nuovo: è salute, pienezza di vita […], modo diverso di esistere”[2]. Proprio l’educazione è quel processo attraverso cui questo modo diverso di esistere può veramente concretizzarsi.

L’educazione per Dolci

Per Dolci, l’educazione è la leva, lo strumento che può portare all’effettivo e duraturo cambiamento, dalla singola persona al mondo intero. La sua analisi del processo educativo partiva già dall’osservazione etimologica del termine. Infatti, Danilo faceva una netta distinzione fra i concetti di “insegnare” ed “educare”: il primo (dal latino in signare “imprimere segni, incidere”) fa riferimento a un’azione in cui – in un rapporto non paritario – un soggetto agisce su un altro, “imprimendo” segni sulla sua mente, anima, essenza, impostando una relazione di dominio dell’uno verso l’altro, trasmettendo unilateralmente informazioni. Diversa invece l’origine della parola “educare”: dal latino educere (letteralmente “tirare fuori” “condurre fuori”), indica invece un’azione in cui il soggetto educante aiuta a “tirare fuori”, senza “imprimere” nulla, senza lasciare “segni” ma invece stabilisce un ruolo di guida, un “portare fuori” verso un percorso da decidere insieme.

Educare alla reciprocità

La riflessione del processo educativo per Dolci è durata tutta la sua vita, intrinsecamente connessa ai concetti di creatività e sviluppo. Per Danilo, il rapporto educativo è visto sempre sotto la lente della reciprocità: è soprattutto un “potenziarsi reciproco”[3], in un continuo adattamento fra il soggetto educante e quello educato, in cui le relazioni fra le persone sono caratterizzate da armonia, ascolto, nonviolenza e un domandarsi e rispondersi reciproco. Nello specifico, la stessa azione di educare sottende a una serie di significati. Educare infatti significa[4]:

  • favorire la naturale curiosità della persona, portandola al saper comunicare rapportandosi agli altri;
  • svegliare l’interesse profondo e rendere la persona levatrice di sé e degli altri, rispettando le potenzialità di ciascuno e avviando un processo di continua ricerca;
  • comunicare e sostenere la crescita di ognuno, assecondando l’adattamento reciproco;
  • sviluppare metodi di apprendimento e attivando allo stesso tempo la responsabilizzazione;
  • avviare processi di analisi e di autoanalisi, così da identificare ulteriori e specifiche leve di cambiamento in diversi contesti, così da avviare nuove relazioni.

In questo processo educativo reciproco, Dolci vede un rinnovamento delle persone coinvolte, che avviano relazioni a loro volta rinnovatrici in un percorso costante e continuo, che valorizza tutti i soggetti coinvolti. Se questo approccio si allarga alla comunità, i benefici sono inestimabili. Negli anni ’70, l’esperienza del Centro Educativo di Mirto ha provato concretamente ad avviare questo nuovo approccio educativo, comunicativo e relazionale: un’importante sperimentazione che ha avuto eco in tutto il mondo e che ha dimostrato non solo che un educare diverso e una scuola diversa sono possibili, ma che i risultati di un processo reciproco e nonviolento possono essere importantissimi alleati di un’educazione efficace alla pace. Una pace “che positivamente scommette sul rinnovamento, sulla crescita personale e sociale. […] La cultura e l’educazione al rapporto nonviolento e alla pace mirano alla costruzione di una nuova armonia che soddisfi i bisogni fondamentali”[5]. L’educazione contribuisce a creare nuovi cittadini, consapevoli, pensanti, indipendenti e inclini alla reciprocità con gli altri esseri viventi. Diventa soprattutto un atto rivoluzionario:

“L’educazione diventa rivoluzionaria quando non è “investimento per la formazione di personale adatto, e in numero sufficiente, a corrispondere ai bisogni della civiltà industriale”, ma processo di sensibilizzazione e costruzione di cittadini di una nuova società, che si adattano solo a quanto ritengono accettabile”.

Danilo Dolci, Esperienze e riflessioni, La Terza, Bari, 1974, p. 84.

Il Centro oggi

Il Centro per lo Sviluppo Creativo “Danilo Dolci” oggi prosegue questo percorso secondo i principi condivisi da Danilo, avviando diversi percorsi educativi di studio e approfondimento che coinvolgono tutti i membri della comunità: nell’educazione, il Centro vede uno strumento di valorizzazione degli interessi e le potenzialità di ogni individuo, declinato secondo diverse tematiche. La nostra proposta educativa abbraccia infatti più ambiti: dalla comunicazione alla nonviolenza, dall’educazione ambientale alla partecipazione attiva. Solo un’educazione che tiene in considerazione la complessità del mondo può raggiungere un impatto su più fronti con benefici per tutte e tutti.

Comunicazione e nonviolenza

In linea con la Giornata Mondiale dell’Educazione 2024, da più di 5 anni abbiamo avviato un percorso sull’importanza della comunicazione online, del pensiero critico e della nonviolenza: non solo per combattere le fake news e sviluppare il pensiero critico (come il progetto PRACTICE e MILES – MIL and PRE-BUNKING approaches for Critical thinking in the education sector), ma anche per contrastare fenomeni legati alla polarizzazione e all’hate speech e alla disinformazione, così da rendere le persone consapevoli nel loro agire sia online che offline (COMMIT). Il Centro ritiene inoltre fondamentale coinvolgere in percorsi di studio su queste tematiche docenti ed educatori degli adulti (come il progetto CheckMate) per permettere un impatto di lungo periodo sulle vecchie e nuove generazioni che si ritrovano ad affrontare un mondo in costante cambiamento e in cui la qualità dell’informazione è continuamente minacciata. Inoltre, abbiamo sviluppato approcci e risorse per supportare docenti, studentesse e studenti all’utilizzo “tecnico” dei mezzi digitali al fine di usufruire della didattica digitale più consapevolmente (STAND).

Educazione alla partecipazione e alla cittadinanza responsabile

Il tema della partecipazione è fondamentale nel processo educativo. Danilo affermava che “partecipare è potere-dovere scegliere come esistere”[6]: nessun cambiamento reale e sostenibile può prescindere dal diretto coinvolgimento e dalla partecipazione delle persone e delle comunità. Per questo, la maggior parte delle attività del Centro sono dedicate alla creazione di percorsi finalizzati all’aumento della consapevolezza delle potenzialità dell’essere cittadine e cittadini all’interno della comunità e delle responsabilità che ciascuno ricopre nella crescita della società. Le nostre esperienze presenti e passate propongono opportunità di apprendimento per docenti per la condivisione di strumenti e materiali educativi per l’inserimento di metodologie partecipative e sulla cittadinanza responsabile in classe – come il progetto ACT-DI-V – oppure per promuovere il dialogo democratico fra giovani – come il progetto DD@S. Inoltre, molte iniziative sono rivolte direttamente a persone giovani, per rafforzare la loro partecipazione alla vita sociale e politica della loro comunità oltre a promuovere ulteriormente i valori democratici ed europei – come realizzato durante i progetti LEAP e START THE CHANGE.

Creatura di creature: l’impegno per l’educazione ambientale

L’educazione ambientale per il Centro ha un’importanza fondamentale: per Danilo, la natura è una diretta alleata dello sviluppo delle persone e partecipa in egual misura alla vita comunitaria. Per questo motivo, parte delle nostre iniziative sono rivolte alla sensibilizzazione verso le tematiche green e della sostenibilità, non soltanto per aumentare la consapevolezza verso la grande sfida del cambiamento climatico, ma anche per contribuire alla crescita di persone che agiscano attivamente in difesa dell’ambiente, sia oggi che per le generazioni future. Non esiste uno sviluppo della comunità umana senza che l’ambiente sia preservato e che possa essere quella “creatura di creature” intimamente connessa a tutti gli esseri viventi. All’interno di questa tematica, il Centro ha partecipato a preziose iniziative sul tema della crisi climatica, soprattutto rivolte a scuole, docenti e studenti – come i progetti Teaching The Future e GREEEN – e inoltre si è focalizzato sul tema della sostenibilità e dell’imprenditorialità innovativa, sempre seguendo i principi di giustizia ambientale – come il progetto INITIATION.

La comunità e l’inclusione, al centro di tutto

Non soltanto percorsi individuali, ma soprattutto percorsi comunitari: il Centro vede le singole opportunità di apprendimento come un’occasione per realizzare nel lungo periodo una rete ben strutturata che porti a un risultato collettivo e partecipato, per conquistare una corresponsabilità educativa all’interno della comunità, perché la crescita sia di tutte e tutti. Iniziative ad alto impatto sistemico sono state avviate con risultati straordinari, come i progetti DAPPERTUTTO e C.A.S.A. a Ballarò, che hanno permesso di connettere organizzazioni e spazi educativi e culturali di quartiere con la finalità di avviare un processo di rigenerazione delle aree cittadine coinvolte, così da creare un sistema di welfare comunitario diffuso e permanente per la riduzione della povertà educativa. In questa ottica, approcci comunitari sono stati estesi anche a intere comunità cittadine: è il caso di Our Digital Village, per il quale stiamo collaborando con i centri di Salemi e Gibellina per co-creare e testare contenuti educativi di alta qualità che rispondano alle esigenze del contesto rurale nel processo della trasformazione digitale. Infine, a tutti i livelli, il Centro assume la prospettiva dell’inclusione, assicurandosi che nessuno rimanga indietro e sviluppando specifici interventi sia per demolire stereotipi, anche inconsapevoli (come il progetto LIGHT – Youth work sheds LIGHT to unconscious bias and invisible Racism) o per supportare singoli (Feeling Home e GameOn) o famiglie (P2T Community).

La sperimentazione maieutica

Scrive Dolci: “L’educazione è rivoluzionaria se si matura valorizzatrice, dunque maieutica”[7]. L’approccio maieutico reciproco è sempre al centro della nostra azione ed è uno dei fondamenti della nostra organizzazione. Sono tante le iniziative che si basano sui laboratori maieutici per permettere lo sviluppo di percorsi di approfondimento o interventi co-progettati dal basso o semplicemente per avviare un’analisi dei bisogni che rispecchi realmente le esigenze della comunità. Negli ultimi anni, abbiamo raggiunto grandi risultati attraverso iniziative quali REACT, in cui abbiamo sviluppato ulteriormente l’approccio maieutico reciproco includendo alcuni principi di Maria Montessori per fornire uno strumento in più allo sviluppo del pensiero critico delle studentesse e degli studenti; e l’esperienza di Liberi di Crescere – Rete ad alta intensità educativa, un progetto in cui la maieutica reciproca ha permesso di identificare bisogni, desideri e valori che si vogliono ristabilire nella propria comunità educante, così da costruire nuovi spazi di ascolto e confronto.

Altre tematiche sono al centro della nostra azione educativa, soprattutto in ambiti importantissimi come la salute mentale (LETsTalk), l’uguaglianza di genere (HERo) e l’educazione emotiva (EUMOSCHOOL): la cura delle relazioni verso sé e verso gli altri è uno dei pilastri delle nostre attività e coinvolge trasversalmente le nostre azioni sul territorio. Ogni singola iniziativa è un tassello del nostro approccio all’educazione, che cerca di rispondere alla complessità dell’essere umano e delle sue relazioni verso gli altri: ognuno è intimamente legato all’altro da nessi tanto delicati quanto essenziali. Nella cura di questi, siamo chiamati tutte e tutti per garantire il pieno sviluppo e fioritura di ciascuno.

“Senza l’educare, limitato o spento risulta il creativo sviluppo. Senza poesia, il ricalco smorza educazione e sviluppo. Senza sviluppo, muore la creatura”

Danilo Dolci, Palpitare di Nessi – Ricerca di educare creativo a un mondo nonviolento, Mesogea, Messina, 2012, p. 205.

[1] Tiziana Rita Morgante, Danilo Dolci – Esperienza di una maieutica planetaria, Vertigo Edizioni, Roma, 2012, p. 143.

[2] Danilo Dolci, Inventare il Futuro, La Terza, 1968, p. 84.

[3] Danilo Dolci, Palpitare di Nessi – Ricerca di educare creativo a un mondo nonviolento, Mesogea, Messina, 2012, p. 117.

[4] Ibidem, p. 109.

[5] Ibidem, p. 230.

[6] Danilo Dolci, Palpitare di Nessi – Ricerca di educare creativo a un mondo nonviolento, Mesogea, Messina, 2012, p. 192.

[7] Danilo Dolci, La Struttura Maieutica e l’evolverci, La Nuova Italia, 1996, p. 283.