Struttura Maieutica Reciproca ed etica della complessitàMaieutical Reciprocal Structure of the Ethic of Complexity

Jun 21, 2012Archive

L’obiettivo che ho cercato di raggiungere per la stesura della mia tesi di laurea è stata la presentazione dell’ultimo aspetto del pensiero e dell’opera di Danilo nella sua convergenza con la Scienza della Complessità, argomento purtroppo quasi del tutto conosciuto all’interno dell’Ateneo di Catania. Il lavoro svolto è stato suddiviso in tre parti, di cui la prima consistente nella biografia di Danilo, la seconda nell’analisi della Struttura Maieutica Reciproca, l’ultima nella critica alla modernità e proposta della complessità fatta in particolare da Ervin Laszlo ed Edgar Morin, e nella convergenza di tale prospettiva con la maieutica strutturale. Premetto che tale suddivisione è stata dettata dall’unica esigenza di chiarezza espositiva, e non dall’intenzione di settorializzare l’unità-complessità degli argomenti trattati. La parte sulla vita di Danilo mi è sembrata importante per dimostrare come il suo pensiero, da Palpitare di nessi in poi, sia completamente all’attenzione che il N. ha rivolto alla Sicilia occidentale per quasi un cinquantennio. Ho evidenziato l’importanza del reciproco adattamento creativo, paragonandolo alle affinità elettive di Goethe, infatti, come i membri del rapporto si adattano gli uni gli altri non tollerando passivamente, ma ogni volta reinventando il “palpito” dei loro nessi, così la reciproca affinità tra creature non può essere percepita in senso deterministico, ma è sempre elettiva, richiede cioè la volontà della scelta, dell’incontro e della reciproca comprensione. La Struttura maieutica Reciproca comporta l’autenticità dei legami, che sono tali quando, grazie all’altro, «uno non è più lui, / ed è più lui di prima», per citare dei versi che Danilo scriveva ne Il limone lunare. Nella reciprocità l’identità dell’io viene rafforzata, non in nome di un individualismo ottuso, che può facilmente diventare protagonismo, bensì in nome della dignità della persona che merita sempre di essere valorizzata per facilitare l’esplicazione di tutte le sue potenzialità. La Struttura Maieutica Reciproca, così, ha assunto la configurazione dell’arte dei rapporti, perché in essi si costruisce l’esistenza di ogni creatura. In questo senso, nell’epoca in cui la “Tecno-scienza” spersonalizza sempre di più l’uomo, è possibile sostenere che la maieutica è un processo rivoluzionario, nel senso in cui Danilo intendeva la rivoluzione.

«Rivoluzione è incontrarsi con sapiente pazienza, assumere rapporti essenziali tra terra cielo e uomini: gli atomi umani dispersi divengano nuovi organismi».

Il concetto di organismo risulta fondamentale nella prospettiva del pensiero complesso poiché comporta la stretta connessione dei singoli elementi tra di loro e con l’intero cui appartengono; in tal modo è possibile compiere un superamento della logica rammentatrice che da Cartesio in poi ha caratterizzato il dispiegarsi dello “sviluppo” dell’uomo, anche a danno, ad esempio, delle altre forme di vita esistenti sul pianeta. Com-plexus vuol dire intrecciare, tessere insieme, è un concetto essenziale poiché comporta eticamente il passaggio dalla competizione alla cooperazione, dalla logica della leadership alla prospettiva della partnership, secondo cui tutti collaborano alla realizzazione e al miglioramento dei più profondi interessi di ciascuno e di tutto il sistema di cui fanno parte. La nuova etica per il terzo millennio, secondo Laszlo, deve essere non più antropocentrica ma biocentrica e ciò dovrebbe far sì che il rispetto dell’essere umano nei confronti di ogni elemento della natura sia non solo dovuto, ma anche voluto. Laszlo, compiendo un salto qualitativo rispetto alla semplice coesistenza, ha introdotto il concetto di inter-esistenza, la quale comporta non rapporti di semplice tolleranza, ma di attiva partecipazione, cosìcché le creature imparino ad esistere non solo fianco a fianco, ma insieme. L’io, cioè, può esistere perché – e in quanto – esiste l’altro. È evidente, dunque, il valore etimologico originario del termine inter-esse che nella società contemporanea ha assunto l’accezione principale di “valore economico”, “guadagno”, “accrescimento del proprio capitale”. Danilo ha incontrato Laszlo solo intorno al 1994, eppure l’intuizione della complessità, della reciprocità, del legame empatico tra le creature, è stata presente in lui già dalle sue prime scelte; in Conversazioni, testo in cui è documentato il metodo della maieutica di gruppo, tra gli “Appunti per l’avvio di discussioni” scrive: «Il patto della collaborazione è accettare nell’indirizzo di fondo la pluralità delle impostazioni, fondata sempre sulla reciproca apertura effettiva». La relazionalità, dunque, si configura come il principio su cui costruire ogni rapporto e senza il quale la vita inesorabilmente si spegne. È possibile auspicare l’evoluzione della coscienza umana verso una prospettiva planetaria, analizzata da Danilo nel testo La struttura maieutica e l’evolverci. Tra il pensiero sistemico e la Struttura Maieutica Reciproca risulta comune infatti la sollecitudine per il futuro dell’umanità la quale, come scrive Laszlo, è ormai giunta ad un punto di biforcazione tra «involuzione verso l’estinzione o evoluzione verso un nuovo livello di esistenza», e tale scelta dipende dal senso di responsabilità di ciascuno sul nostro pianeta. La maieutica strutturale, rafforzando i nessi tra le creature, può configurarsi come valida “strategia evolutiva”. L’evoluzione, tuttavia, è anche co-evoluzione, dalla crescita di uno cioè dipende la crescita dell’altro, l’io si evolve con, e non contro, l’altro. Danilo scrive: «Evolversi è coevolversi. Separati, si manca o si marcisce […] L’unificante scienza della pluriprospettica complessità può avviarci a un concepire nuovo che valorizza nuove connessioni ad autorganizzarsi in ogni ambito». A questo punto mi sembra opportuno fare un cenno di riferimento alla gente semplice, che Danilo amava e alla quale ha sempre rivolto la sua attenzione. Per uomini come Zu Peppino, Zu Vincenzo o Bruno il rapporto con la natura, – il rapporto sano, non di dominio, di irrazionale sfruttamento -, è di vitale importanza per il benessere della stessa vita umana sul pianeta. In tal senso mi sembra di poter sostenere che l’intuizione dei semplici sia in piena convergenza con il pensiero sistemico. Zu Vincenzo, ad esempio, “si mette dentro l’albero” per capire le cure di cui ha bisogno e considera “criminale” la mancanza di rispetto anche per una sola pianta. Bruno, calabrese, afferma che “gli alberi fanno bene a tutti, sempre”, esprimendo così in modo immediato il concetto fondamentale della fotosintesi clorofilliana. Altre affermazioni importanti sono quelle di Mimiddu il vaccaro che già negli anni ’60, durante le Conversazioni a Spine Sante, anticipando di decenni il pensiero complesso dice: «Noi dobbiamo ragionare ed essere al plurale», e «Noi dobbiamo guardare dal punto di vista di tutto il mondo»; è evidente che Mimiddu è una sorta di precursore della complessità, tale nesso tra l’intuizione della gente semplice e la prospettiva sistemica mi è stato confermato da Danilo e Laszlo nelle conversazioni riportate in appendice alla mia tesi. Ho concluso il mio lavoro ritornando all’intuizione giovanile di Danilo della Terra come Creatura-dicreature ed evidenziando quanto la dimensione dell’utopia, del sogno, sia importante per la maturazione del progetto. Costanti del pensiero e dell’azione del N. sono state, infatti, l’apertura al futuro e la speranza-certezza di poter cambiare lo status quo. «Se non spero nell’altro non maturo il nostro possibile sviluppo» scriveva Danilo nel 1985, mi sembra, questo, un pensiero programmatico per quanti coltivano il desiderio di far crescere strutture maieutiche a tutti i livelli per la maturazione di una più evoluta coscienza personale e planetaria.

Trappeto, agosto 1998

Mariangela Savoca

 

 

Through my graduation thesis I wanted to present the last aspect of Danilo Dolci’s thought and work about the convergence with Science of Complexity, a topic that is almost unknown in the University of Catania.
The work was divided into three parts, the first one about Danilo’s biography, the second one about the Maieutical Reciprocal Approach, the last one about the critic of modernity and suggestion of the complexity done in particular by Ervin Laszlo and Edgar Morin, and in the convergence of this prospective with the structural maieutic.
I want to precise that the subdivision is done in order to explain it in a clearer way, and not with the intention to divide the complexity-unit of the topics treated.
The part about Danilo Dolci’s life seemed to me important to show how his thought, from Palpitare di nessi forward, is at the centre of attention that N. had towards western Sicily for almost fifty years. I highlighted the importance of the creative reciprocal adaptation, comparing Goethe’s elective affinity, which refers to the fact that the members of a relationship adapt themselves with each other and don’t passively tolerate but every time they reinvent the “palpitation” of their connections, so the reciprocal affinity among creatures can’t be perceived in a deterministic way, but it is always elective, which means that it needs the will to choose, to meet and to comprehend each other.
The Maieutic Reciprocal Structure involves the authenticity of the ties, that are like this when, thanks to the other one, as Danilo Dolci says in Il limone lunare «one is not anymore him, and he is more like him than before». In the reciprocity, the identity of the ego is strengthened, not in the name of an obtuse individualism, that can be easily be transformed into desire of being the centre of attention, but in the name of dignity of the person that always deserves to be valorized to facilitate the explication of all his potentialities.
This way the Maieutical Reciprocal Structure acquired the configuration of the art of the relationships, because the existence of each creature is built in them. In this sense, during the era when the “Techno-science” depersonalizes more and more men, it is possible to say that maieutic is a revolutionary process, in the sense that Danilo meant revolution.

«Revolution
is the meeting with wise patience,
create essential relationships
between sky and men:
the scattered human atoms become
new organisms».

The concept of organism is fundamental in the prospective of the complex thought because it entails a tight connection of the single elements and with whole that they belong to; this way it is possible to overcome the remembering logic that from Descartes afterwards characterized the distribution of the “development” of man, even to the detriment, for example, of the other forms of lives that exists on the planet.
Com-plexus means to twist, to weave together, and it is an essential concept because it ethically causes the changing from competition to cooperation, from logic of the leadership to the partnership prospective, according to which everybody collaborate in the realization and in the improvement of the deeper interests of everyone and of the whole system that they belong to.
According to Laszlo the new ethic for the third millennium shouldn’t be any more anthropocentric but biocentric and this should imply that the respect of the human being towards each element of nature is not just due but it is also wanted. Laszlo, by doing a qualitative jump respect the simple coexistence, introduced the concept of inter-existence, which entails not just relationships of simply tolerance, but an active participation, so that creatures learn to exist not only one next to the other, but together. The ego can exist because- and since- the other one exists. So it is evident that the etymological value that comes from the word inter-esse that in the contemporary society acquired the main meaning of “economic value”, “earning”, “increasing of the capital”.
Danilo met Laszlo in 1994, but the intuition of complexity, of reciprocity, of empathic tie among creatures, was present in him since the first choices he made; in Conversations, a text where it is documented the method of group maieutic, in “Appunti per l’avvio di discussioni” he writes: «the pact of collaboration is to accept, at the basis, the plurality of settings, always funded on the effective reciprocal opening». So the relation is set up as the beginning on which to build each relationship and without it, life inexorably turns off.
It is possible to hope for the evolution of the human conscience towards a planetary prospective, analyzed by Danilo in the text La struttura maieutica e l’evolverci. Between the systemic thought and the Reciprocal Maieutic Structure is common the promptness for the future of humanity which, as Laszlo writes, has arrived at a point of bifurcation between «involution towards the extinction or evolution towards a new level of existence», and this choice depends from the sense of responsibility of each one in our planet. The structural maieutic, by strengthening the connections among creatures, can be set up as a valid “evolutionary strategy”. However evolution is also co-evolution, which means that from the growth of somebody it depends the growth of somebody else, the ego evolves with, and not against the other. Danilo writes: «Evolving is co-evolving. Separated, you miss or you die […] the unifying science of the pluriprospective complexity can open us to the creation of something new that increases the value of the new connections to auto-organize in each field».
At this point it seems convenient to refer to the simple people that Danilo loved and that were always at the centre of his attention. For people like Zu Peppino, Zu Vincenzo o Bruno the relationship with nature, – the healthy relation, not the domination one, of irrational exploitation-, is very important for the well being of human life itself on the planet. In this sense it can be said that the intuition of the simple people is totally converged with the systemic thought. Zu Vincenzo, for example, “stays under the tree” to understand the cures he needs and he considers a “crime” the lack of respect even for only a plant. Bruno, form Calabria, says that “trees are always good for everybody”, this way he expresses, in an immediate way, the fundamental concept of the photosynthesis. Other important information are Mimiddu’s, who is the one who takes care of the cows, that already from the 60s, during the Conversations at Spine Sante, anticipating the complex thought says: «we have to think and be plurals», and «We have to look from the point of view of the whole world»; it is evident that Mimiddu is a kind of precursor of complexity, this connection between the intuition of the simple people and the systematic prospective was confirmed to me by Danilo and Laszlo in the conversations quoted in the addendum of my thesis.
I finished my work by going back to Danilo’s youth intuition of Earth as a Creature-decreature and highlighting how much the dimension of utopia, of dream, is important for the maturation of the project. Constants of the thought and of actions of N. were the opening to the future and the hope-certainty to change the status quo. «If I don’t hope for the other I don’t mature our possible future» this is what Danilo wrote in 1985, according to me this is a programmatic thought for those who cultivate the desire to let maieutical structures grow at every level for the maturation of a more evolutionary personal and planetary approach.

Trappeto, agosto 1998

Mariangela Savoca