Inclusione scolastica: SchoolPlus, le riflessioni dei tavoli tematici
Nel 2014 la Fondazione CON IL SUD, attraverso il Bando Educazione dei Giovani 2013, ha sostenuto otto progetti contro la dispersione e l’abbandono scolastico nella città di Palermo.
Gli interventi hanno coinvolto quasi per intero il contesto cittadino, vedendo attivi 43 enti del terzo settore, 10 enti pubblici e 5 realtà profit, coinvolgendo circa 6.500 studenti, 500 docenti e 500 famiglie. Giunti al termine del biennio di attivazione dei progetti, i referenti delle otto reti di partenariato si sono più volte incontrati per condividere quanto realizzato, focalizzando l’attenzione su strategie e processi, punti di forza e criticità.
Da questo confronto è nato il desiderio di creare un evento aperto alla città che potesse mettere in circolo idee e proposte per contribuire alla definizione di strategie efficaci per attivare processi di sviluppo locale. Il seminario partirà di mattina con una breve presentazione di quanto emerso dagli otto progetti, dopo cui seguiranno gli interventi dei relatori su alcuni aspetti nodali relativi alla dispersione scolastica.
Il 7 novembre 2016, presso il Centro Diaconale “La Noce” di Palermo, è stato realizzato il convegno “School Plus. Dalla Dipersione all’inclusione scolastica: Idee e proposte”. La giornata è stata il frutto della collaborazione tra il CESIE, Libera Palermo, le organizzazioni coinvolte nei progetti “Tutte le strade portano a scuola” e “IN.C.L.A.S.S.E.” e i coordinatori dei sei progetti cofinanziati dalla Fondazione CON IL SUD a Palermo con la linea di finanziamento Educazione dei Giovani 2013.
Nel corso dei mesi i coordinatori degli otto progetti si sono incontrati per analizzare i punti di forza e di debolezza, le strategie vincenti, le criticità dei progetti che contemporaneamente hanno lavorato su diciassette quartieri della città di Palermo. Da questa autovalutazione è emersa un’importante variazione di prospettiva: agire contro la dispersione e l’abbandono scolastico, riconoscendo e rivendicando la necessità di collaborazione a lungo termine tra le istituzioni pubbliche e il terzo settore e puntando alla realizzazione di interventi che non agiscano sull’emergenza ma si muovano con l’intento di innescare processi di inclusione scolastica.
Ecco il video delle interviste agli otto coordinatori.
L’evento è stato accolto in modo attento e partecipato. Complessivamente sono stati presenti 130 partecipanti, appartenenti a circa 50 tra organizzazioni del terzo settore, istituzioni scolastiche, università cittadine.
Durante il pomeriggio sono stati avviati tre tavoli di lavoro che hanno favorito il confronto su tre tematiche:
- Il ruolo degli attori della comunità educante
- Nuove chiavi di lettura della dispersione scolastica nella città di Palermo
- La progettazione partecipata in ambito educativo
Al termine i partecipanti ai tavoli si sono ritrovati in plenaria condividendo quanto discusso. Ecco una sintesi di ciò che è emerso.
I TAVOLO: Il ruolo degli attori della comunità educante
Il primo tavolo tematico “Il ruolo degli attori della comunità educante”, composto da circa 14 partecipanti, tra studenti, docenti, operatori del terzo settore, psicologi ed educatori, è stato guidato da Amico Dolci, Educatore e musicista, esperto in metodologie dell’azione nonviolenta e coordinatore di laboratori a struttura maieutica reciproca e da Giuseppe Rizzuto, coordinatore di progetto e formatore in ambito educativo-interculturale, docente di lingua e cultura cinese.
Il lavoro si è basato sull’elaborazione di alcuni punti chiave, partendo dalla riflessione su alcune parole di fondamentale importanza, utilizzate giornalmente ma sulle quali spesso non si riflesse, come Insegnare/Educare, Trasmettere/Comunicare, Giocare.
Da queste prime riflessioni si è giunti al significato del ruolo della comunità educante, sottolineando l’importanza della molteplicità di attori e spazi che fanno parte di una comunità: dagli studenti ai giovani, dalla famiglia ai docenti, dagli educatori ai medici, dalle scuole ai luoghi di culto, dai finanziatori alle attività produttive, focalizzando poi l’attenzione sull’importanza dell’ascolto, della reciprocità, della condivisione, dell’integrazione, delle emozioni, della comprensione, dello sviluppo di comunità.
Successivamente, con l’intervento dei partecipanti si è passati alla stesura di un elenco di punti focali dell’educazione e delle attività da svolgere all’interno della comunità educante, per rendere la scuola un luogo più desiderabile.
Queste le principali riflessioni emerse:
- Allargare la consapevolezza ai diversi attori della comunità e il senso di responsabilità;
- Favorire il riconoscimento reciproco tra gli attori e la condivisione tra loro;
- Favorire il confronto e la comunicazione;
- La scuola e la comunità educante devono ispirare fiducia;
- E’ fondamentale che si crei sintonia tra i soggetti;
- E’ importante che si condivida passione, trovando strumenti comuni;
- Rafforzare la relazione scuola-famiglia;
- Alimentare i momenti ludici;
- Valorizzare le strutture e i luoghi di confronto (con attenzione agli spazi sportivi);
- Creare le condizioni per vivere la scuola come luogo aperto e accogliente;
- Prendere atto che ci sono insegnanti non motivati o inadatti e contribuire al loro benessere;
- Favorire l’apprendimento attraverso l’esperienza, anche se questo è più faticoso;
- Avvicinare gli studenti al piacere dell’apprendimento;
- Prevedere l’aggiornamento e la formazione continua per gli insegnanti;
- Favorire la capacità a tutti i livelli di mettersi in discussione, liberandosi dall’ottica giudicante e dal pregiudizio;
- Favorire il confronto adottando altri punti di vista/altre chiavi di lettura;
- Puntare all’accettazione/accoglienza reciproca;
- Attivare strategie di coinvolgimento delle famiglie per creare maggiore comprensione e collaborazione;
- Favorire la capacità di “estraniarsi” dalla propria vita privata separandola da quella professionale;
- Partire dalla motivazione personale di tutti e valorizzarla;
- Porre come base l’ascolto e il coinvolgimento di tutti;
- Assumere un atteggiamento flessibile;
- Non dimenticare mai che la “classe” è composta da singoli;
- Valorizzare la comunicazione non verbale, l’importanza di un sorriso;
- Favorire un clima più ospitale e sincero;
- Creare un confronto su cosa è possibile costruire insieme, con studenti, genitori, docenti e altri attori della comunità;
- Creare assetti di lavoro per favorire la dimensione dell’imparare “giocando”, riflettendo sulle diverse accezioni in cui viene utilizzato il verbo to play. Alla scuola superiore questo si trasfornma nell’ottica di imparare “facendo” e “divertendosi”;
- Ripensare i criteri di valutazione;
- Favorire il protagonismo degli studenti e la stima in sé stessi e nelle proprie possibilità;
- Promuovere la pazienza, la tolleranza e il rispetto;
- Educare alla bellezza e alla multiculturalità.
Infine, alla luce delle riflessioni di ciascuno e della discussione, il gruppo è giunto a cinque raccomandazioni fondamentali che tengono conto di quanto emerso:
- Allargare la consapevolezza ai diversi attori della comunità educante;
- Conoscersi e riconoscersi;
- Aprire e condividere gli spazi;
- Promuovere/creare condizioni concrete di condivisione;
- Contrastare la frammentarietà.
Risulta essenziale la relazione reciproca all’ascolto, come in una relazione di tipo musicale, in cui è possibile esprimersi e ascoltare gli altri simultaneamente. Condizione necessaria per il comunicare è l’ascolto.
II TAVOLO: Nuove chiavi di lettura della dispersione scolastica a Palermo
Il secondo tavolo tematico “Nuove chiavi di lettura della dispersione scolastica a Palermo”, composto da 14 partecipanti tra docenti, operatori del terzo settore, psicologi ed educatori, è stato guidato da Carmelo Pollichino, project manager specializzato nella progettazione del terzo settore, formatore e facilitatore in percorsi di apprendimento non-formale e da Giusi Tumminelli, sociologa, formatrice e progettista. L’eterogeneità del gruppo è stata fin dall’avvio del gruppo di lavoro una ricchezza e ha dato la possibilità di offrire un confronto sull’argomento affrontato attraverso diverse chiavi e prospettive di lettura.
Attraverso il lavoro, partendo da concetti chiave come inclusione, partecipazione e orientamento al futuro, si è giunti alla chiarificazione del concetto di dispersione scolastica, inteso nella sua generalità come il fenomeno che vede una parte della popolazione studentesca non conseguire i risultati formativi che si prefigge. Questo concetto è di conseguenza strettamente legato ad alcuni fenomeni da tenere in considerazione, come le fuoriuscite irregolari, i ritiri dalla scuola, gli abbandoni, le bocciature, le ripetenze, i ritardi e i debiti formativi.
Sulla base di queste importati riflessioni, si è giunti alla costruzione di una proposta di approccio, che si fonda sul passaggio da una logica di emergenza a una visione di sviluppo e sul cambiamento del punto di vista sulla tematica: agire quindi non ragionando “sull’emergenza dispersione scolastica” ma sulla possibilità di “sviluppare percorsi di inclusione”.
A questo punto il passo importante è capire come passare da un approccio emergenziale alla dispersione scolastica a un approccio orientato allo sviluppo dell’inclusione sociale.
La domanda su ci si è interrogati è stata dunque: “Come passare da un approccio emergenziale alla dispersione scolastica a un approccio orientato allo sviluppo e all’inclusione sociale?”
Si è quindi capovolta la prospettiva di osservazione orientandola verso il futuro di ognuno, con un approccio positivo e focalizzando l’attenzione su diversi aspetti:
- i tempi, per cui sarebbe ottimale intervenire prima che si crei l’emergenza e concludere gli interventi in un tempo più lungo;
- i soggetti, per cui sarebbe necessario cambiare il target coinvolto in tutta l’azione, coinvolgendo l’intera comunità educante (soprattutto i genitori) e il territorio, da trasformare in comunità ad alta densità educativa.
È stata proposta una “visione” futura per l’approccio alla dispersione che coinvolga il territorio (inteso come città, area metropolitana) in cui insiste la scuola. La scuola dovrebbe essere quindi considerata una “roccaforte” della cultura, promotrice di esempi e buone pratiche, capace di individuare, supportare e valorizzare i talenti e di lavorare in continuità tra i diversi ordini di scuola (primo e secondo ciclo di istruzione).
La “visione” proposta introduce il tema dell’emozione: emozionare i territori per intercettare i sogni dei ragazzi e collegarli con le opportunità offerte dal territorio. Una comunità educante allargata che coinvolga anche gli attori economici presenti nella città può contribuire alla realizzazione di un progetto integrato di sviluppo e inclusione sociale.
Diventa pertanto necessario anche utilizzare un lessico differente, per cui si è proposto di inserire alcuni termini nel nuovo glossario sulla dispersione scolastica: emozione, sogni, talenti, continuità.
III TAVOLO: La progettazione partecipata in ambito educativo
Il terzo tavolo tematico “La progettazione partecipata in ambito educativo”, composto da 26 partecipanti, tra docenti, psicologi, operatori del terzo settore, dirigenti scolastici ed educatori, è stato guidato da Cristiano Inguglia, ricercatore di psicologia dello sviluppo e dell’educazione, docente di progettazione e formatore in percorsi di apprendimento formale e non-formale e da Claudio Arestivo, attivo da circa 10 anni nel settore delle politiche sociali, appassionato alla costruzione di reti per il non profit ed ai processi partecipativi.
Il lavoro è cominciato dalla riflessione sul concetto di progettazione partecipativa. Il confronto ha portato a considerare le due parole separatamente, in cui con il termine progettazione si possa intendere un’idea comune di azione, anche a lungo termine e non legata a un singolo progetto, che parta dall’analisi del contesto in cui avviene, dei soggetti partecipanti, di una lettura reale del bisogno a cui si risponde con l’azione. Il termine “partecipata” è stato invece connesso alla sfera personale delle persone, alla volontà di chi vuole fare qualcosa e alla sfera politica perché per un’azione che abbia significato è importante il coinvolgimento di tutte le parti, anche quelle politiche.
Riflettendo sugli attori che dovrebbero prendere parte alla progettazione partecipata e a che livello, si è giunti alla considerazione che, affinché un’azione sia realmente condivisa è importante che la partecipazione coinvolga più livelli gerarchici dei soggetti che partecipano. È chiaro che non tutti parteciperebbero allo stello livello, ma per un’azione efficace è importante che il livello della comunicazione tra le parti sia alto, in modo che tutti si sentano integrati nel percorso intrapreso.
Successivamente ci si è concentrati sugli strumenti che si potrebbero mettere in campo nel futuro per realizzare la progettazione partecipata in ambito educativo: in generale si parla di progettazione quando si prepara un progetto e questo determina la nascita di reti ad hoc. Per avere un’azione che sia continuativa e non solo puntuale, andrebbero quindi create a priori le reti tra i vari soggetti, eseguendo una rilevazione delle risorse disponibili e delle criticità del contesto.
In caso di progettazione che coinvolga le scuole è importante differenziare le azioni in base al grado scolastico, dato che le esigenze degli studenti sono diverse.
In merito ai progetti, in alcuni casi può essere utile non focalizzarsi solo su azioni prettamente educative ma anche su quelle che facciano da collante tra i partecipanti, che inneschino costruzione di idee e spirito di gruppo.
Riflettendo sui punti di forza della progettazione partecipata, si può affermare che le esperienze pregresse e l’abnegazione di alcune persone rappresentano spesso la via per il successo dei progetti. Di contro, una delle criticità tipiche è la mancanza di comunicazione a vari livelli che rallenta e mina la coesione dei partecipanti.
Premessa del lavoro di confronto è stata l’idea comune che l’unica progettazione che abbia un senso è quella partecipata e condivisa: una progettazione intesa in questo senso può inserirsi nel contesto scolastico in modo armonioso andando, incontro anche alla struttura formale dell’apprendimento scolastico. Questo comporta una differenziazione di azione in base al grado scolastico e al contesto in cui si trova la scuola. È importante che il territorio sia coinvolto, in modo che non ci sia una netta separazione tra dentro la scuola e fuori di essa, anche prevedendo azioni che portino la scuola fuori dalla propria sede strutturale.
La comunicazione deve avvenire a più livelli compreso quello base del passaparola e del dialogo informale, in modo da intercettare meglio le esigenze del contesto in cui si opera.
Ringraziamo tutti coloro che in questi mesi hanno partecipato alle riunioni, contribuito all’organizzazione del convegno e tutti coloro che hanno trascorso insieme la giornata del 7 novembre. Speriamo che gli appunti di lavoro contenuti in questa sintesi siano utili per la progettazione dei nuovi interventi in ambito educativo della città di Palermo.
Per finire, ecco alcune importanti riflessioni condivise con la platea dal Presidente Borgomeo.