Vincitore Premio “Museo Cervi Teatro per la memoria” – Festival di Resistenza 2020 Premio della Critica “Ermo Colle” 2022
La figura di Danilo Dolci sfugge a qualsiasi tentativo di classificazione: poeta, intellettuale, pedagogo. Dopo un breve viaggio in Sicilia decide di ritornarci e di mettersi al fianco degli ultimi, dei diseredati, dei “banditi”, come li chiamava lui stesso. Negli anni Cinquanta organizza e promuove tantissime manifestazioni e scioperi in difesa dei diritti dei contadini, dei pescatori, dei disoccupati. Sempre in quegli anni con i contadini progetta e realizza una radio clandestina, un asilo, una diga, l’università popolare insieme a tanti progetti culturali. Di questa figura ci preme evidenziare le sue qualità umane, il suo grande potere comunicativo e soprattutto la fiducia che sapeva spargere attorno a sé. Qualità che gli permisero di creare un grande movimento popolare che sfociò nel grande “Sciopero alla rovescia”, manifestazione che rivendicava il fatto che dei disoccupati per protesta andavano a lavorare rendendosi utili in lavori per la collettività. Danilo Dolci voleva, con i disoccupati siciliani, ricordare all’Italia intera che per la Costituzione Italiana il lavoro è un diritto ma anche un dovere, se questo lavoro ha un’utilità pubblica.
Durante la manifestazione Danilo Dolci fu arrestato assieme ad alcuni collaboratori: ne seguì un processo che segnò un profondo spartiacque nell’Italia del dopoguerra. Dalle vicende umane di questo gigante dimenticato viene fuori un pezzo teatrale che tenta non solo di raccontarne i momenti più importanti, ma di evocarli con il corpo nudo del teatro.