Mare nostrum parla della speranza. Ma non solo. Parla di emarginazione, di viaggi a bordo di barche improbabili, di schiavitù sessuale, di sogni infranti e poi, solo da qualcuno, recuperati.
Mare nostrum parla del nostro Belpaese che non è razzista ma che non concede la cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia se non dopo che hanno raggiunto i 18 anni, un paese che non è razzista ma “quelli hanno il cellulare ultimo modello”, “non sono razzista ma quelli vivono negli alberghi di lusso a nostre spese”, “che schifo una madre che porta il figlio su quelle barche e lo fa morire”.
Mare nostrum parla di traversate del deserto, di tratta delle schiave e di prostituzione. Parla di statistiche, di numeri ma anche di vite umane, di storie vere. Parla di Fariba, di Farah, di Jomg.
Mare nostrum parla di noi, ma anche degli altri. Di quelli che partono e di quelli che non arrivano. Di quelli che ce l’hanno fatta ma anche di chi è rimasto indietro.
Mare nostrum… come i romani chiamavano il Mar Mediterraneo.