Il 25 marzo 1970 da Partinico, piccolo centro della Sicilia occidentale, trasmette la prima radio libera in Italia. È una voce clandestina che denuncia le condizioni di degrado in cui versavano le zone della Valle del Belìce, dello Jato e del Carboi a due anni dal devastante terremoto del 15 gennaio 1968, protestando contro il disimpegno dello Stato e gli sprechi di denaro pubblico nella ricostruzione: «si marcisce di chiacchiere e di ingiustizie, la Sicilia muore».
Barricati nei locali del “Centro studi ed iniziative” ci sono due collaboratori di Danilo Dolci, Franco Alasia e Pino Lombardo, che trasmettono più volte un programma dalla durata totale di quattro ore, tradotto anche in inglese per poter essere compreso anche all’estero: è la Radio Libera, poi ribattezzata anche Radio dei poveri cristi.
La trasmissione prosegue per 26 ore, finché le Forze dell’Ordine irrompono nell’edificio, sequestrando la radio e fermando i responsabili. Da tutto il mondo arrivano centinaia di messaggi di solidarietà e di adesione all’iniziativa.
Parte dei testi vengono poi pubblicati da Danilo Dolci nella raccolta di poesie “Il Limone lunare”, e la vicenda gli fornisce ispirazione anche per alcuni versi di “Poema umano”. Nel 45esimo anniversario di quella data storica per la libertà di espressione in Italia, vi proponiamo due tra i componimenti più significativi.
Radio libera:
piacciono i fichi dimezzati al sole
lucidi a condensare il proprio umore –
fin che non giunge il nero brulicare
delle avide mosche e dei mosconi.
(Chi è il povero cristo?
A dire cristo, ormai non dice più
a molti, la parola: mette in guardia,
quando non è annegata di retorica
pietista).
Chi avrebbe mai pensato
sarei tornato a scrivere poesie
tutta una notte
stanco e felice come sopra un seno
troppo lungo tempo desiderato.
Solo all’idea
che sia possibile avere una radio
della povera gente
non ho vergogna a scrivere dei versi.
Democratici, tutti si professano
ma chi ha soldi, può farsi sentire
chi ha potere:
(dice «in nome del popolo»: ma chi!?)
penetrarti ingombrandoti di lagne
fin sotto le coperte, quando dormi;
i governanti possono
(dice «in nome del popolo»: ma chi!?)
annoiare miliardi di persone
col monotono gioco di sbranarsi
sorridendo più o meno educati;
i generali possono
(dice «in nome del popolo»: ma chi!?)
disporre della vita e della morte
facendosi sentire come vogliono.
(Il trucco ormai è vecchio e pur continua:
nelle campagne povere si compra
il voto a mille lire o a qualche pacco
di pasta, o promettendo qualcosa
a gente buona quanto credulona –
quando non si pretende a lupara;
dove si innalzano le ciminiere
i più scaltri, o per subdoli intrighi
o allo scoperto, pigliano i giornali,
si comprano le radio e le TV
intellettuali compresi:
la gente pensa poco e in ogni parte
del mondo vota credendosi libera,
dove si vota,
segnando soprattutto come i furbi
le suggeriscono –
quando non spunta qualche salvatore
che a sistemare tutto, pensa lui.)
E se un povero cristo vuole dire
a tutti gli altri cosa pensa e cosa vuole?
l’urgenza del lavoro, del conoscere,
come incontrarsi,
come può crescere una nuova forza
di idee e di organismi?
Quando il povero cristo non ce la fa
fuma una sigaretta,
se la piglia col mulo o con la moglie,
la rabbia gli si scarica impotente.
Da chi farsi sentire? I signori
hanno troppo da fare
non possono occuparsi anche di lui.
L’aria è zeppa al rifiuto
di decrepite nenie col belletto
mentre a milioni a milioni, a miliardi
si frustrano i cristiani nei sobborghi
a uno a uno impotenti: chi li ascolta?: –
non c’è posto per la loro voce.
Non mi sorprenderei
quando i poveri cristi si decidono
a montare una radio per sentirsi
e per farsi sentire – una radio
anche piccola
come in montagna per la resistenza
oppure a Praga -,
non mi sorprenderei se le Forze
Armate si lanciassero
ad afferrarla e denunciarla
«per avere tentato di turbare
l’ordine pubblico».
Presso i locali del Centro Sviluppo Creativo Danilo Dolci è disponibile con un contributo di 10 euro il CD che riproduce 45′ della trasmissione originale, che può anche essere inviato per posta ordinaria con l’aggiunta delle relative spese di spedizione.