Premessa
I bambini ci parlano
L’anno scorso mi è capitato di insegnare nella prima e nella seconda classe della scuola media inferiore annessa all’Istituto d’Arte di Grammichele.
Ho voluto intervallare alle usuali metodologie didattiche, delle conversazioni. Tentavo di sperimentare un approccio quanto più possibile vicino al metodo maieutico teorizzato e praticato dal mio amico e maestro Danilo Dolci. Egli si ispirava e rendeva più complesso, nel senso di una indispensabile reciprocità comunicativa, l’ironico dialogo socratico.
Se è vero che la saggezza comincia dallo stupore, oggi credo di essere un poco più saggio perché, con crescente meraviglia per le continue scoperte e rivelazioni, ho imparato ad ascoltare con maggiore attenzione e senza pregiudizi le parole dei bambini e ad apprezzare i loro schizzi e disegni tanto più espressivi – direi espressionisti – e creativi quanto più liberi e lontani da condizionamenti e confezionamenti di modelli edulcorati e imbriglianti.
Troppo spesso i loro pensieri e i loro lavori sembrano banali e distratti, perché distratti e resi opachi dalla stanca abitudine del mestiere sono lo sguardo, l’intelligenza e la sensibilità di chi non sa o peggio non sta ad ascoltarli e guardarli.
Ho tentato, svestendomi della corazza teoretico-dottrinale e della crosta pedagogica, di assumere lo sguardo puro e brutale, innocente e feroce, fresco, poetico e spietato che solo un bambino può ancora conservare, in un mondo che tutto macina e confonde, in un tempo che tutto consuma e corrode, in una società che inoculando crede di insegnare ed educare.
Dalla trascrizione di appunti presi in classe da ciascuno di noi durante le conversazioni, sono nate queste parole, del mio anno di insegnamento le parole più preziose.
Sebastiano Pennisi
Il mondo è una metafora?
Dopo aver letto un brano da “Il postino” di A. Skarmeta.
Sebastiano: Come si svolge l’incontro tra il postino e il poeta?
Giuseppe: Mario porta la posta al poeta. Egli dà a Neruda una lettera dalla Svezia e resta là impalato perché è curioso di sbirciare nelle carte del poeta.
Roberta: Il poeta è felice perché aspetta una lettera importante.
Claudia: Appena la vede, la apre.
Sonia: E’ ansioso!
Roberta: Il postino vuole l’attenzione da parte del poeta, gli fa delle domande e resta ad aspettare. Mentre Neruda apre la porta per entrare a casa.
Luana: Il poeta gli dà dei soldi per andarsene e cacciarlo ma anche lui è curioso di sapere da Mario perché non se ne va e rimane bloccato, immobile.
Roberta: A un certo punto Mario attira l’attenzione di Neruda dicendo delle metafore dalle sue poesie.
Claudia (vedendomi pensieroso): La metafora è un paragone raccorciato.
Sebastiano: Che significa? Facciamo un esempio.
Luana: Se Roberta dice che si sente come Claudia, intelligente, “sperta”, questo è un paragone. Lei si paragona a Claudia ma non è Claudia.
Claudia: La metafora potrebbe somigliare ad un paragone tra una persona e un animale o una cosa, come ad esempio: “Davide (un compagno tra i più pigri e lavativi) è lento come una lumaca”
Sebastiano: Ma questo è un paragone o una metafora? Non hai detto che la metafora è un paragone raccorciato?
Sonia: “Il cielo sta piangendo” è la metafora che Neruda usa per farla capire a Mario.
Caterina: Il cielo è triste.
Luana: Il cielo è paragonato a una persona.
Giuseppe: A noi sembra che il cielo pianga quando piove!
Ma se tu queste cose le sai, perché le chiedi a noi?
Luana: Perché ci vuole mettere alla prova, perché ci vuole fare riflettere con il nostro cervello. (Luana, che prima non voleva scrivere, adesso si offre di parlare, spontaneamente).
Caterina: …
Luana: Il postino diventa sempre più curioso…
Sonia: …e fa sempre più domande
Luana: Guarda le nuvole, studia le nuvole.
Sebastiano: Questa è una metafora? Che significa studiare le nuvole?
Roberta: Esplorare, come quando uno va in qualche posto…
Caterina: Visita un posto, per esempio quando l’uomo è andato sulla luna, l’ha scoperta, ha preso una bandiera e l’ha fissata sulla luna per segnale.
Rossella: Il poeta guarda quello che fa il postino, risponde alle domande, l’aiuta, gli spiega le metafore. E’ cambiato perché resta, non se ne va più via. Se ne va via solo quando è sicuro che il postino se ne sia andato.
Luana: Lo accompagna fino al palo dove è legata la bicicletta.
Caterina: Mario si sente più tranquillo con le parole sul mare del poeta.
Roberta: Lo affascina il suo modo di parlare perché fa sognare.
Claudia: Non legge un libro ma parla ad una persona dal vivo.
Luana: Le parole andavano di qua e di là…Con tutto quel ritmo gli è venuto il mal di mare.
Roberta: Lui si sente più tranquillo quando il poeta gli fa capire che tutti siamo poeti.
Claudia: Anche il postino riesce a fare una metafora: “Ero una barca cullata dalle sue parole”.
Sebastiano: Ma voi siete in grado di fare una metafora?
Suona la campana. Ecco l’esercizio da assegnare per casa!
Quali sono le parole più preziose?
Dopo la lettura Roberta e Luana litigano per avere il libro di Sonia, una compagna uscita in anticipo perché stava male.
Sebastiano: Cosa succede nel racconto? Dove si svolge l’azione?
Giuseppe: L’azione si svolge in biblioteca che è un luogo significativo, non è da niente perché ci sono i libri e molti libri sono importanti. Il bambino che stava aggiustando i libri, dopo che si fa sera e autobus per tornare a casa non ce n’erano, è rimasto in biblioteca e si è addormentato lì. Il bambino vede nel sonno…
Roberta: …nel sogno!
Giuseppe: nel sogno! (fa un gesto di disappunto per la zelante precisazione della compagna)…muoversi i libri…per me i libri più importanti sono i libri di storia perché ci sono Carlo Magno e la scoperta dell’America.
Roberta: …tutti i libri intervengono. Tutti dicono la loro parte. I libri vogliono stabilire quali sono le parole più usate.
Luana: No…
Roberta: le parole più preziose! Il vocabolario dice che, per capire quali sono le parole più preziose, bisogna fare un gioco, contarle col computer…
Luana: …e così si potrebbe capire quali sono le parole più usate e le meno usate.
Caterina: Per il quotidiano le parole più importanti sono quelle che ci danno le notizie tutti i giorni.
Roberta: Per il libro antico le parole più preziose sono le parole antiche…
Luana: che non si usano più.
Roberta: le parole che non sono comuni, rare.
Giuseppe: Per il libro di filosofia le parole più preziose aiutano a scoprire qualcosa, perché i filosofi scrivono i loro pensieri. Si deve pensare per fare meglio qualcosa. Io funziono così.
Luana: Per ripetere una lettura mi devo concentrare. Se no, non lo so neanch’io quello che dico.
Giuseppe: Si deve pensare pure per scegliere qualcosa.
Luana: Le parole dei filosofi ci guidano nel nostro cammino. Se io vado al nord e mi perdo, se guardo il cielo, le stelle di notte mi indicano dove devo andare, secondo me.
Roberta: Le parole poetiche sono in prima…
Giuseppe (vede la campagna in difficoltà, perplessa): Roberta sta pensando. Vuole dire bene, più esattamente, più giusto.
Roberta: (scatenata): La rima fa un effetto magico.
Luana: Il libro di poesia paragona le parole a tutte le stelle che di notte brillano, diventano gialle al buio.
Giuseppe: Allora il mio telefono che brilla è così prezioso?
Sebastiano: Forse che è prezioso tutto ciò che brilla?
Giuseppe: Sì.
Luana: No, non sempre ciò che luccica è prezioso…può essere pulito…
Roberta: Le stelle brillano di più quando c’è buio.
Luana: Le parole brillano di più quando c’è la rima.
Caterina (costretta dentro un busto che la limita e irrigidisce eppure esultante): quando c’è gioia!
Sebastiano (anche nel tentativo di calmare lo stupido vocìo alla reazione di Caterina): Anche quando c’è silenzio!
Giuseppe (riprende con più entusiasmo): Il libro di storia dice che le parole raccontano cose antiche come veramente si sono svolte, semplicemente.
Sebastiano: E per voi le parole più preziose quali sono?
Luana: Quelle più usate, quelle semplici ma anche quelli difficili.
Caterina: Quelle difficili!
Luana: Quelle più semplici a volte sono le più difficili.
Roberta: Io volevo dire quello che ha detto Luana.
Sebastiano: Avete fatto pace? Roberta, adesso puoi cedere il libro a Luana!
Roberta: Mah…però…
Luana: Va bene, non fa niente, lo può tenere, glielo lascio.
E sorridono. Purtroppo suona la campana.