Pupari: Giacomo Cuticchio, Giuseppe Graffeo, Tania Giordano, Elisa Puleo
Adattamento scenico e regia di Mimmo Cuticchio
Musiche: tradizionale pianino a cilindro
Lo spettacolo narra le avventure giovanili del celebre eroe, ben prima che diventasse il primo paladino di Carlo Magno. La leggenda racconta che, nonostante la dolorosa lontananza dal padre Milone, Orlando dimostrò fin da bambino la sua tempra straordinaria. Nato in una grotta vicino Sutri, visse per sette anni nei boschi con la madre Berta, senza mai frequentare la scuola. Un giorno, mentre raccoglieva erbe per la madre, uccise un serpente scambiandolo per un pesce, un primo segno del suo carattere indomito.
Berta, sorella di Carlo Magno, era stata bandita dal territorio cristiano dopo essere fuggita da Parigi per amore di Milone e temeva che il figlio potesse rivelare le sue origini. Ma il piccolo Orlandino, vivace e curioso, si avventurò fino a Sutri per vendere formaggi e ricotta. Lì fece presto amicizia con un gruppo di giovani popolani e fu invitato a partecipare a una giostra tra figli di poveri e figli di nobili. Orlandino si distinse vincendo tutti, incluso Oliviero, figlio del governatore Rainiere. Il destino volle che Carlo Magno, dopo la sua incoronazione a Roma, si fermasse a Sutri. Orlandino, con astuzia, riuscì a penetrare nel palazzo. Nonostante Gano di Magonza volesse farlo arrestare, Carlo Magno, affascinato dalla sua scaltrezza, volle scoprire la sua identità e lo fece seguire da due paladini, che svelarono la verità. Così, Carlo incontrò sua sorella e il nipote Orlandino, e insieme partirono per Parigi.
“L’Infanzia d’Orlando” ripropone una delle 371 serate della “Storia dei Paladini di Francia”, cicli che fino agli anni Sessanta gli opranti mettevano in scena per spettatori fedelissimi. Mimmo Cuticchio ha estrapolato questo episodio dalle varie Chanson de geste, proponendolo come una “serata speciale”. L’intento è definire una drammaturgia conclusa, isolando l’episodio specifico e fornendo, tramite una recitazione in buona parte improvvisata, indicazioni sui caratteri dei protagonisti, sulla trama precedente e sugli sviluppi futuri. Gli spettatori possono così cogliere il nesso tra messinscena e racconto, grazie alla solida struttura dell’opra che alterna momenti descrittivi e passaggi spettacolari come battaglie, apparizioni magiche e combattimenti.
Attraverso la vicenda di Orlandino, lo spettacolo mette in luce come il protagonista abbia dovuto affrontare soprusi e discriminazioni fin da piccolo, con genitori costretti alla fuga e a vivere di stenti, separati dai propri cari. L’opera, pensata per la grande scena con opranti, manianti e combattenti a vista, focalizza l’attenzione sul valore della famiglia e della scuola, elementi necessari per riscattarsi da una condizione che altrimenti rimarrebbe di assoluta povertà.


