Educare è un atto di cura, reciproco. Per Danilo ciascuno cresce solo se sognato, attraverso dialogo e strumenti, occasioni, opportunità per fiorire. Prendersi cura dell’altro significa metterlo nelle condizioni di generare cambiamento.
Non c’è nulla di più rivoluzionario del cambiamento. Cambiare la realtà in cui viviamo, attraverso gesti quotidiani, incontrarsi – sviluppando relazioni virtuose – è la vera rivoluzione.
In occasione della Giornata Mondiale della Poesia, istituita dall’Unesco nel 1999, vogliamo ricordare, attraverso i suoi versi, la rivoluzione nonviolenta di Danilo Dolci, valore che muove le nostre azioni ogni giorno.
Chi si spaventa quando sente dire
“rivoluzione”
forse non ha capito.
Non è rivoluzione
tirare una sassata in testa a uno sbirro,
sputare addosso a un poveraccio
che ha messo una divisa non sapendo
come mangiare;
non è incendiare il municipio
o le carte in catasto
per andare da stupidi in galera
rinforzando il nemico di pretesti.
Quando ci si agita per giungere
al potere e non si arriva
non è rivoluzione, si è mancata;
se si giunge al potere e la sostanza
dei rapporti rimane come prima,
rivoluzione tradita.
Rivoluzione è distinguere il buono
già vivente, sapendolo godere
sani, senza rimorsi,
amore, riconoscersi con gioia.
Rivoluzione è curare il curabile
profondamente e presto,
è rendere ciascuno responsabile.
Rivoluzione
è incontrarsi con sapiente sapienza
assumendo rapporti essenziali
tra terra, cielo e uomini: ostie sì,
quando necessita, sfruttati no,
i dispersi atomi umani divengano
nuovi organismi e lottino nettando
via ogni marcio, ogni mafia.
Danilo Dolci, Poema umano,
Mesogea, 2016, pag. 104
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